Libri 2010 | |
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Altre opere nel sito: Gli strumenti dell' arte Carta del cielo
In queste noto chiare puoi forse vedere le linee tra le stelle incise con matita d’argento; immensi alberi genealogici con nomi, date e vicende — scheletri danzanti così rapidi da non riuscire quasi a notarne i movimenti — mobilità di bambina stesa sul dorso nella culla, le dita di mani e piedi in estasi imitativa. Ballerei anch’io se potessi penetrare la carne a sufficienza per trovarne la fonte, e fare piume delle mie ossa per stare con gli uccelli eleganti e letali a girare in tondo. Ora devo rientrare in casa per il freddo ad ascoltare il vento nel suo caustico agitarsi lungo il camino, mentre i vecchi e saggi pregano per i marinai in uscita notturna su mari furiosi, per il giusto equilibrio, per la conoscenza dell’unica stella.
John F. Deane è un poeta da anni già tradotto in Italia, dove è stato spesso ospite di reading e festival internazionali. Sue opere sono già state tradotte da Roberto Cogo (Il profilo della volpe sul vetro, Edizioni del Leone, 2002; Gli strumenti dell'arte, Atelier, 2007); e nel maggio del 2005 il mensile “Poesia” gli ha dedicato un servizio a cura di Chiara De Luca, traduttrice della raccolta poetica Manhandling the Deity (Tra le mani il divino, Gedit, 2005). La poesia di Deane è strettamente legata alla sua terra, l’Irlanda, amata, a volte bacchettata, ma sempre profondamente vissuta, di cui il poeta descrive i paesaggi umani e naturali, le vicende storiche e sociali, ora con sguardo benevolo e indulgente e dolente rammarico, ora con lingua sferzante e profondo acume critico.Quest’opera ambiziosa è un lungo viaggio dell’uomo alla ricerca e conferma di se stesso e delle proprie radici, della stabilità dei propri legami con l’umano e della vitalità inesausta di quel dialogo con il divino, che si protrae in tutta la produzione poetica di Deane, approfondendosi di opera in opera, verso una consapevolezza sempre più matura del dramma di una libertà creaturale che rende l’uomo tragicamente schiavo delle proprie stesse debolezze.Ottima la traduzione di Roberto Cogo, fine poeta, rispettoso traduttore, che ha saputo restituire in modo fedele la voce vibrante di John F. Deane senza sovrapporvi la propria, dando vita ad un testo che non lascia trapelare traccia del passaggio di testimone tra le due lingue.
Nato
ad Achill Island nel 1943, John F. Deane ha fondato Poetry Ireland —
la National Poetry Society — e “The Poetrv Ireland
Review”, 1979; ha pubblicato numerose raccolte di poesia e
alcune opere di narrativa; ha vinto lo O’Shaughnessy Award for
Irish Poctry, il Marten Toonder Award for Licterature e altri premi
di poesia in Italia e Romania. Finalista al T.S.Eliot prize è
stato poète en résidence in Baviera, a Monaco e a
Parigi. Tra le sue pubblicazioni più recenti The
Instruments of Art (Carcanet, 2005); In Dogged Loyalty,
saggi sulla poesia religiosa (Columba, 2006); The Heather Helds
and Other Sto ries, (BlackstaffPress, 2007), A Littie Book of
Hours, è la sua raccolta poetica più recente,
pubblicata da Carcanet nel 2008. >E'
membro di Aosdana, l’organismo istituito dallo Arts Council per
rendere merito agli artisti “la cui opera ha apportato un
contributo significativo all’arte irlandese”.Nel
2007, il Governo Francese lo ha nominato "Chevalier de L’ordre
des arts et des lettres”. Nel 2008 è stato “visiting
scholar” presso la Burns L ibrary del Boston College.Verso
la fine del 2008 è stato eletto Presidente della European
Academy of Poetry.
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